Molise, dialogo tra scuola, volontariato e carcere

Alla fine dell’anno scolastico si è soliti fare il punto della situazione: rileggere quanto fatto per capire la nuova direzione da prendere, insieme ai ragazzi e alle ragazze.

Questo è il periodo in cui la scuola ripensa se stessa, nell’attesa di ri-programmarsi e ricominciare.

Ci sono, infatti, due aspetti della realtà che spesso sono accompagnati da pregiudizi e stereotipi, ma senza i quali la società stessa avrebbe serie difficoltà di esistere: il carcere e il volontariato. Due ingranaggi che permettono alla collettività di vivere e di funzionare.

Portare il racconto diretto di queste realtà all’interno delle scuole significa offrire ai ragazzi un orizzonte criteriologico per confrontarsi con la complessità dell’esistenza, per relazionarsi in maniera armoniosa con se stessi e con gli altri e maturare pensiero critico.

Oggi il carcere dà la possibilità di riparare il danno commesso (responsabilità delle proprie azioni) e soprattutto cerca di riabilitare la dignità di colui o colei che ha commesso il reato.

Il volontariato, invece, coinvolge “l’altro”. Consiste nel dare gratis ad altri una delle cose più preziose per un essere umano: il tempo. E se il detto popolare vuole che “non si sprechi tempo con chi non se lo merita”, ebbene il volontario/la volontaria fa esattamente il contrario: rende degno di tempo chi sembra non lo sia, riabilitando le persone.

Queste riflessioni sono state oggetto di due incontri formativi scolastici.

Un incontro si è svolto a marzo, organizzato dal Dipartimento IRC dell’Istituto Omnicomprensivo del Fortore Riccia-Sant’Elia, con i ragazzi della scuola secondaria di primo grado di Sant’Elia.

Gli studenti, protagonisti attivi di un vivace dibattito, hanno potuto conoscere alcuni aspetti del mondo carcerario e del volontariato. Il Cappellano della Casa circondariale e di reclusione di Campobasso, Don Pasquale D’Elia, con simpatia ed empatia ha risposto alle curiosità dei ragazzi e con grande delicatezza è riuscito a trasmettere l’importanza del senso di appartenenza alla comunità e di quanto sia essenziale la formazione globale della persona.

L’altro incontro si è svolto a maggio, organizzato dal Dipartimento IRC del Liceo Scientifico “A. Romita”, in collaborazione con il Cappellano Don Pasquale D’Elia, con i ragazzi delle classi 4A, 5A, 5B, 4D, 5D, 4E, 4H, 5H, dal titolo: «Volontariato e Carcere. …E disse: “Neanch’io ti condanno” »

All’incontro sono intervenuti anche: la dott.ssa Antonietta De Paola, Direttrice della Casa circondariale, il Sostituto Commissario Pietrangelo Cesare, il Sostituto Capo Coordinatore Cirelli Francesco, l’Educatrice Stefania Mastroianni e Martin Marius, un detenuto in permesso.

L’incontro si è sviluppato tra interventi, testimonianze di vita e di lavoro, generando una piacevole e coinvolgente discussione con gli studenti. Conoscere, raccontare, vedere…queste realtà, ha permesso ai ragazzi di destrutturare preconcetti e aprire nuovi orizzonti di significato, in termini di senso di appartenenza alla comunità, di cittadinanza attiva, di cura reciproca e soprattutto nella loro formazione olistica e delle proprie strutture di senso e di significato orientative della vita.

L’auspicio è quello di poter continuare. Nella misura, infatti, in cui ogni domanda sollecita una risposta, il dialogo ne è il compimento: sia come dialogo educativo-didattico, sia come categoria dell’umano, in quanto il linguaggio, nelle sue dinamiche concrete e nei suoi significati relazionali, è costitutivo dell’esperienza umana (DC204).

Prof.ssa Carmen di Santo

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