Natale, i poveri e i piloti dell’Alitalia



LETTERA 1 / IL NATALE DI UN PILOTA 

Sono un comandante Alitalia. Ho 42 anni e sono padre di 3 figli. Ho scelto volutamente di rimanere “anonimo” con un motivo ben preciso: nel nostro Paese la libertà di espressione e di parola è ormai solo un’utopia. La strada che si sta percorrendo in Italia ha una strategia ben precisa atta a contenere il più possibile ogni forma di protesta legittima da parte dei cittadini a far valere i propri diritti nell’ambito del sociale, anche attraverso forme di repressione. I mezzi informatici sono strumenti potenti ma facilmente intercettabili ed io in un momento come questo ho paura di tutto…nel seguito della mia lettera capirà sicuramente il senso di questa mia scelta. Scrivo per esprimere il disagio, lo stato d’animo e la forte preoccupazione di tutti i lavoratori di Alitalia in questo drammatico periodo. Non è nel mio stile fare differenze tra i lavoratori, ma credo che la mia storia pur essendo diversa da quella di altre categorie, possa avere un forte legame con i percorsi di vita degli altri lavoratori. Ho raggiunto alla mia età un livello professionale elevato. Sono in Alitalia da 18 anni e Comandante da circa 10. Una posizione raggiunta con notevoli sacrifici. Una vita dedicata a questa professione ed una dedizione praticamente totale.Ho iniziato da molto giovane ed il percorso è stato complicatissimo. Anni ed anni di studi, di durissime selezioni e di notti in bianco passate sui libri lontano dalla famiglia. E’ un mestiere molto complesso ed i retroscena purtroppo sono poco noti. La responsabilità che riveste il ruolo di Comandante è enorme sia in termini di legge, sia nei confronti dell’esercente, che verso le vite umane che gli vengono affidate. Tutto ciò significa che l’etica ed il livello professionale che ci viene richiesto è elevatissimo. Dobbiamo essere costantemente aggiornati sui cambiamenti delle normative, abbiamo l’obbligo di essere periodicamente addestrati e controllati secondo gli standard di sicurezza previsti dalla normativa mondiale. Se il livello professionale richiesto non viene raggiunto, si perdono le funzioni di Pilota o di Comandante e si viene destinati ad altre mansioni. Poco si conosce della nostra vita privata che spesso viene dipinta come agiata e piena di privilegi. Posso assicurarle che non è così….20 giorni al mese trascorsi lontano dalla propria famiglia senza distinzioni tra Sabati, Domeniche, Natale, Capodanno, e feste comandate. Lontano dai propri figli che non puoi seguire nella loro vita quotidiana…la scuola, i compiti, il catechismo, le varie attività… I problemi della loro crescita, l’educazione, l’adolescenza….Torni a casa dopo una settimana e li trovi cresciuti, cambiati…parole nuove…gesti nuovi… E tu che non c’eri, rimpiangi quei giorni passati al telefono mentre avresti voluto essere presente ai gesti dei tuoi figli…ti senti in colpa ma continui a ripetere a te stesso all’infinito che è giusto così perché la certezza del futuro dei tuoi figli dipende solo da te e dalla tua professione. E per fortuna che a casa c’è tua moglie, una donna splendida..la colonna portante della famiglia che educa i tuoi figli. Professione… Certezze… Futuro… Ma quale certezze?? Ma quale futuro?? Da qualche giorno ho ricevuto la lettera di cassa integrazione ed il mondo mi è crollato addosso. Dopo 3 mesi di angoscia tutto è finito nel giro di pochi secondi… Professione, sogni, progetti futuri, serenità famigliare, sorriso… Nessuna prospettiva per il mio futuro con le certificazioni professionali che scadranno tra 90 giorni… e dopo il buio profondo… a casa senza più lavoro. Umiliato nel profondo dell’animo, come uomo e come professionista. Vergognosi, inaccettabili e lesivi della dignità umana, sono stati i metodi di esclusione da quella che sarà la futura presunta compagnia di bandiera. Gravissime le discriminazioni fatte durante questo processo che hanno portato a non considerare abilitazioni e certificazioni professionali, ad escludere lavoratori con legge 104, madri in part-time o con esonero notturno oppure a mettere in cassa integrazione entrambi i coniugi facenti parte della stessa azienda con figli a carico !!!! Come hanno fatto a comunicare le lettere di cassa integrazione agli operai di Fiumicino? Li è andati a prendere la security direttamente sul posto di lavoro, li ha radunati tutti in una enorme sala, gli ha requisito i tesserini aziendali e li ha accompagnati fuori dall’aeroporto. E mentre si consumava questa tragedia, il nostro premier brindava con gli autori di questo massacro… Non voglio entrare in merito a questa sporca operazione, forse senza precedenti. Non voglio parlare né di sindacati, né di governo e nemmeno di contratti… Non mi importa nulla di tutto ciò. Il mio è un drammatico grido disperato di rabbia e di dolore che si alza a nome di tutti gli onesti lavoratori di Alitalia che hanno dedicato una vita a questa azienda ai quali è stato tolto il sorriso.. Un dramma sociale senza precedenti per tutte le nostre famiglie… Ed intorno a noi un’assordante silenzio… Forse voluto.. Lo stato d’animo dei nostri equipaggi che stanno volando in questo periodo è preoccupante, non voglio spingermi oltre… E per favore che nessuno si azzardi a dire che la responsabilità è dei lavoratori perché questa è una vile menzogna. Chi conosce la vera storia di Alitalia sa benissimo di cosa sto parlando! Quando ieri il più piccolo dei miei bimbi mi ha chiesto perché i suoi amichetti dell’asilo avevano già fatto la letterina a Babbo Natale e noi no, non ho saputo rispondere perché l’emozione ha avuto il sopravvento su di me e sono scappato in camera mia a piangere davanti alle spensierate fotografie di quando Papà andava fiero di portarli in volo con lui… Spero che esista una giustizia divina e che un giorno qualcuno paghi caro per questo dramma sociale che ha colpito solo chi chiede di lavorare onestamente.. Una cosa è certa, se un giorno tornerò a fare il mio lavoro non mi dimenticherò mai di questa sofferenza e nulla sarà più come prima… Ci sono violenze che nessuna parola di pace potrà mai placare. A nome di tutti coloro che hanno perso il lavoro

LETTERA 2 – UNA VITA “STRAVOLTA”

Egregio dottor Sabelli,
La raggiungo tramite il sito di “Forche Caudine”, associazione dei molisani che conosco da anni, sperando che sia un “canale privilegiato” per raggiungere Lei di Agnone e che ho visto proprio su questo sito fotografato nel paese altomolisano insieme all’attrice Maria Grazia Cucinotta.
Sono un comandante pilota della “ex” Alitalia che, causa le note vicende che hanno investito l’azienda, mi ritrovo non solo con un contratto meno qualificante e remunerativo (necessità fa virtù), ma – cosa più grave, almeno per la mia situazione familiare – con una nuova sede di lavoro che mi stravolge totalmente l’esistenza: non più Roma bensì Milano.
Non mi preoccuperebbe un trasferimento di 600 chilometri, se non fossi padre di una bambina di 14 anni, figlia unica e portatrice di handicap dalla nascita a seguito di una malattia congenita, la sindrome di Grieg, che determina una lunga serie di gravi patologie che di seguito riassumo:
a) Aspetto neurologico – La bambina, causa i deficit sensoriali concomitanti ai danni neurologici congeniti (calcificazioni talamiche e mielanizzazione incompleta), presenta un fortissimo ritardo mentale e psicologico. Non è quindi autosufficiente. Attraverso l’assiduo lavoro dei servizi socio-sanitari locali, nonché quello insostituibile di noi genitori, sta tentando di raggiungere obiettivi minimi di socializzazione ed autonomia;
b) Aspetto cardiaco – La bambina è affetta da stenosi polmonare cardiaca e pervietà del foro di botallo (occluso chirurgicamente nel 2001 presso l’ospedale Bambino Gesù di Roma). La piccola paziente, sin dalla nascita, è seguita periodicamente presso l’ospedale Policlinico Umberto I di Roma;
c) Aspetto oculistico – La bambina vede 2/10 da un solo occhio. Inoltre è affetta da glaucoma che determina la necessità d’installarle (da parte di noi genitori) gocce oculari ogni otto ore per evitare il definitivo danneggiamento del nervo ottico; necessita, inoltre, di costanti misurazioni della pressione oculare, cui la piccola paziente accetta di sottoporsi solo attraverso persone di fiducia. Infine effettua cicli di rieducazione ortottica. Da sempre è seguita da tre specialisti dell’ospedale San Carlo di Nancy di Roma;
d) Aspetto uditivo: i gravi e specifici problemi, che si riflettono anche nel linguaggio (causa il non udire), sono alleviati da oltre dieci anni solo presso il C.R.O. (Centro di Rieducazione Ortofonica) di Firenze, struttura unica in Italia, dove svolge tre volte alla settimana attività psico-logo terapeutica di rieducazione ortofonica. Ciò ha determinato nel 1998 il trasferimento mio e di mia moglie da Roma (città dove sono nato) a Firenze, nonostante a Roma viva da sola mia madre settantenne. Grazie alla lunga e intensa terapia, la bambina oggi ha acquisito un linguaggio semplice ma minimamente comprensibile.

Ho quindi – causa di forza maggiore – incentrato la mia vita e quella della mia famiglia sull’asse Roma-Firenze, dove anche le scelte formative sono state subordinate a quelle sanitarie. Mia figlia, nata a Roma, ha qui frequentato la scuola materna, quindi è passata alle scuole di Firenze, dove ancora oggi usufruisce di un insegnante di sostegno, il cui compenso è ricavato da fondi regionali stabiliti dall’Unione europea su specifico progetto, di cui mia figlia è stata la prima ad usufruire in Italia.
Pur dolendomi, per una questione lavorativa, di dover rendere manifesta una condizione familiare prettamente personale e di dovere addirittura appellarmi ad un dettato normativo per una comprensibile questione di natura autenticamente umana, non mi posso sottrarre dal richiamare il comma 5 dell’articolo 33 della legge 104 del 5 febbraio 1992, che letteralmente recita: “Il genitore o il familiare lavoratore, con rapporto di lavoro pubblico o privato, che assista con continuità un parente o un affine entro il terzo grado handicappato ha diritto a scegliere, ove possibile, la sede di lavoro più vicina al proprio domicilio e non può essere trasferito senza il suo consenso ad altra sede”.
Non trovando, in questa fase transitoria di avvio della nuova società, alcun referente aziendale cui rivolgermi, essendo privo di qualunque altra fonte di reddito, costretto ovviamente a non rifiutare opportunità lavorative specie nel mio campo di specializzazione, mi rivolgo alla Sua persona convinto che possa mediare per trovare una soluzione a tale situazione, per me difficilmente sostenibile,
La ringrazio fin d’ora per l’attenzione prestata e Le invio i più cordiali saluti e auguri di buone festività natalizie.
cell. +393477948094.
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