Regolare gli spot delle auto: se ne può almeno parlare?



Regolare gli spot delle auto: se ne può almeno parlare?

Abbiamo organizzato a Bologna, durante il mefitico motor show, un incontro dal titolo: «Regolare la pubblicità delle auto: se ne può almeno parlare?».
Dopo le premesse di Elisabetta Tramonto, caporedattore di “Valori” (mensile di economia sociale e finanza etica), che ha sottolineato l’importanza della pubblicità e la sua influenza nel sostenere il “sistema” dell’auto, la parola è passata a Massimiliano Bienati (Amici della terra), il quale ha evidenziato il mancato rispetto delle norme di legge europee sulla pubblicità delle auto e sull’informazione al consumatore. Secondo Bienati la violazione sistematica della direttiva 1999/94/CE relativa alla disponibilità di informazioni sul risparmio di carburante e sulle emissioni di CO2 nega al consumatore il diritto a un immediato riconoscimento delle diseconomie d’uso e ambientali associate al modello pubblicizzato. E’ inoltre necessario intervenire con una modifica legislativa capace di assicurare un’adeguata presenza dell’informativa su consumi e CO2 nelle inserzioni su carta stampata, ad esempio, prescrivendo uno spazio minimo del 20% dedicato ai consumi e alle emissioni di CO2, ed eventualmente estendendolo ad altri aspetti, come quello della sicurezza, con l’utilizzo di un formato grafico specifico che ne garantisca la leggibilità; anche la pubblicità televisiva dovrebbe sottostare a regole analoghe.
G. Marletto (NoAuto) ha fatto riferimento anche ad altre norme già esistenti in materia, come quelle sulla sicurezza previste dal Codice di autodisciplina pubblicitaria, sulla cui applicazione vigila il Comitato di controllo dell’Istituto di autoregolazione della pubblicità (Iap). Alcune delle segnalazioni di NoAuto riguardanti spot che incentivavano comportamenti di guida pericolosi o scorretti sono state accolte. Infine ci sono le norme generali sulla pubblicità ingannevole su cui dovrebbe vigilare l’Autorità garante della concorrenza e del mercato (Antitrust). NoAuto anche su questo aspetto ha già in passato avanzato delle segnalazioni per le pubblicità che associano alle automobili termini come “verde”, “ecologico”, “rispettoso dell’ambiente”, che alludono a benefici ambientali che le automobili non possono generare. Resta invece da valutare se sia questo il caso anche delle pubblicità che presentano le automobili in contesti che non sono quelli correnti d’uso (deserti, laghi salati, strade di isolate, ecc.). In Francia questo genere di spot è stato vietato dall’Autorità di regolazione professionale della pubblicità.
Marletto ha poi avanzato alcune proposte, tra cui quella di creare un fondo per la promozione della mobilità alternativa all’automobile (a piedi, in bicicletta, con i mezzi pubblici) e per l’informazione sui danni provocati dall’automobile (ambientali, sanitari, sociali, economici). Il fondo – gestito da soggetti associativi che promuovono una mobilità sostenibile) – dovrebbe essere alimentato dal 5% della spesa pubblicitaria del settore automobilistico.
Tra gli obiettivi vi è quello riprodurre anche per la pubblicità delle auto, il percorso avutosi contro il fumo, introducendo messaggi come “riduci il tuo consumo di energia e di ambiente, usa l’auto meno che puoi”; “la vita sedentaria fa male alla tua salute, usa l’auto meno che puoi”; “non contribuire al traffico e alla congestione, usa l’auto meno che puoi”; oppure”hai mai calcolato quanto spendi per la tua automobile? Usa l’auto meno che puoi”; ecc.
Successivamente la parola è passata a Giuseppa Cassaniti Mastrojeni, presidente dell’Associazione familiari e vittime della strada (Aifvs), da anni impegnata nella difesa del valore della vita e dei diritti delle vittime di quelli che vengono definiti “incidenti” ma che spesso rappresentano veri e propri “crimini”; la Cassaniti ha messo in luce la necessità di promuovere un maggiore senso civico e il rispetto per gli altri, soprattutto attraverso un’educazione adeguata, fin dall’infanzia. Anche la pubblicità gioca un ruolo importante in questo senso e sono invece tantissimi i messaggi pubblicitari che vanno in senso opposto, con slogan tipo “la strada è di chi se la prende” che inneggiano al senso di potenza o alle emozioni di una guida spericolata. Tutto ciò avviene con il silenzio delle istituzioni, che si mostrano incapaci di porre un freno ad un’ecatombe che continuerà ancora chissà per quanto. Tra le proposte vi è quella di utilizzare l’esistente servizio CISS viaggiare informati per dare un’informazione realmente corretta e non limitata e parziale come avviene attualmente.
Infine dal pubblico sono state avanzate una serie di domande/proposte. A cosa serve l’Antitrust se sono i cittadini a dover fare le segnalazioni? Come è possibile che vengano omologati veicoli che vanno a 300 all’ora? Il mercato deve essere limitato o lasciato in pace? Il tutto è parte di un tema più generale: nel capitalismo tutto è merce. E la pubblicità, per vendere, propone stili di vita devastanti.

(Valeria De Blasio)

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