A mezzanotte va la ronda del dovere…



Occorre preoccuparsi maggiormente di questa parata di pittoresche ronde nazionali che della microcriminalità quotidiana? La domanda è legittima. Non tanto perché questo drappello di esaltati con la panzetta da commenda – i più richiamano alla mente il personaggio di Vito Catozzo – possa riattizzare ricorsi storici, i cui focolai risiedono altrove (e molto più in alto). Bensì perché anche questo fenomeno denota il livello di degenerazione cui questo Paese si sta assuefacendo (e questa è un’altra realtà, ancora più preoccupante).
Le ronde “originali”, quelle degli anni venti, non nascevano – almeno unicamente – come strumento di ordine pubblico, cioè a metà strada tra vigile urbano e guardia notturna. Avevano una componente ideologica dominante. Costituivano il braccio di un preciso programma politico. L’avversario non era lo sfigato extracomunitario che si rabatta per alzare la giornata, ma l’oppositore politico. Che, allora, faceva più paura.
Altra cosa sono queste squadre da seconda categoria che, almeno nelle intenzioni infiocchettate davanti alle telecamere, pretendono di affiancare le regolari forze dell’ordine nella lotta alla microcriminalità. Creando probabilmente più confusione che ordine. Anche perché nessuno l’ha chiesto. E probabilmente nessuno le vuole.
Rimane però un dilemma sconcertante: per affrontare la delinquenza dei “soliti quattro rumeni”, a furia di spray urticante, che bisogno c’è di ostentare divise ocra, saluti dei legionari, braccia distese con tre dita aperte e aquile appuntate al petto con su scritto Spqr? Probabilmente anche gli originali dell’Antica Roma si stanno rivoltando nei nobili mausolei: la guerra, duemila anni fa, era una cosa seria.
Più che questi “machi” della sicurezza collettiva, a preoccupare dovrebbe essere l’istituzionalizzazione delle squadre, inutili sul fronte della sicurezza, ma certo strumento di proselitismo, auto-organizzazione e con aspirazioni di rispettabilità sociale. Non a caso a promuoverle sono esponenti di forze politiche marginali, ad esempio quel Msi-Destra Nazionale che spera di fare breccia nei “doppiamente” nostalgici.
Il problema vero è che molti rispettabili militanti di destra, quelli appartenenti alla cosiddetta “base”, insomma i “duri e puri”, si sentono disorientati da ciò che sta avvenendo ai piani superiori. Da tempo sono costretti a votare Berlusconi ma fanno sempre più fatica a dire che sono berlusconiani. Fino a ieri hanno predicato valori quali l’onestà, la lealtà, la morale e oggi assistono – con i fatti – alla continua profanazione del proprio bagaglio ideale. Il loro leader, Fini, è ingessato nella presidenza della Camera, rilasciando dichiarazioni che spesso confondono anziché aiutare. Mentre il sindaco di Roma, Gianni Alemanno s’è perfino messo in testa di intitolare una strada a Bettino Craxi. Allora può essere persino utile, per qualcuno di loro, accendere qualche sogno con la ronda del piacere.

(luglio 2009)

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