L’Enoteca della Provincia ed i fondi del Comune



ROMA – Due notizie che ci giungono tramite comunicati-stampa e che necessitano di qualche commento.
La prima: “Provincia Romana” è il nome dell’enoteca della Provincia di Roma, nuovo luogo di incontro che nasce all’interno di Palazzo Valentini, sede dell’amministrazione, di fronte alla colonna Traiana in una delle aree più suggestive della Capitale e di tutto il mondo.
Il progetto, sul modello dell’enoteca lanciata qualche anno fa con successo (ma con un bel po’ di soldi) dalla Regione Lazio in via Frattina, nasce da una collaborazione tra la Provincia di Roma, l’Arsial e, appunto, l’enoteca regionale “Palatium” di via Frattina. “Intende coniugare l’esperienza dell’enoteca come esercizio commerciale con la presentazione, la valorizzazione e la divulgazione di prodotti tipici della Regione Lazio e del territorio provinciale in particolare – come recita il comunicato della Provincia.
L’enoteca della Provincia insomma vuole essere un nuovo punto di riferimento per i cittadini e i turisti, ma soprattutto una vetrina istituzionale dove ospitare eventi di enogastronomia, organizzare conferenze sul tema, offrire informazioni e favorire appuntamenti nel cuore della città.
Si potranno degustare oltre 120 vini (nel comunicato si citano anche vini “doc” ma, a quanto ne sappiamo, il “doc” a livello europeo non esiste più, sostituito dal Docg) nonché consumare piatti freschi con salumi, formaggi, verdure e pesce.
“Le ampie vetrate, la struttura ad archi dei locali interni, il percorso archeologico nei sotterranei di Palazzo Valentini, un ambiente sobrio ed elegante che prevede l’uso di pochi materiali e di una gamma ristretta di colorazioni (che tendono al bianco e al nero), lastre di ardesia graffite a pavimento, lavagne a parete, smalto grigio-salvia su pareti e soffitto, tavoli e sedie, un sistema differenziato di illuminazione piuttosto delicato, quasi domestico, sono le caratteristiche fondamentali della nuova struttura – prosegue la nota.
L’enoteca può contenere fino a cento posti dei quali circa 60 a sedere e sarà aperta al pubblico a partire dal prossimo settembre.
“Questa iniziativa – spiega il presidente Zingaretti – rappresenta la volontà della Provincia per il rilancio dei prodotti tipici del nostro territorio, partendo dalla consapevolezza del fatto che ci sono imprese straordinarie che sono in grande sintonia con la nostra idea di sviluppo, che deve essere legato non alla distruzione ma alla valorizzazione dei centri storici e dell’enogastronomia. Per questo abbiamo pensato di far loro un regalo donando una vetrina in uno dei luoghi più belli del mondo per valorizzare e presentare i propri prodotti”.
Il primo Comune che ha prenotato lo spazio è quello di Velletri, che presenterà la sua festa dell’ uva.
Tutto bene e molto bello, quindi. Ma sorge una domanda: perché il negozio con i prodotti di Libera, la nota associazione di don Luigi Ciotti in prima fila contro le mafie (vende il frutto delle produzioni effettuate sui terreni confiscati alla criminalità organizzata), che troneggiava proprio lì dove sorgerà l’enoteca, cioè di fronte ai Fori traianei, è stato trasferito in altri locali della Provincia, nei più decentrati e nascosti di Palazzo Incontro, in via dei Prefetti? Zingaretti ci potrebbe dare una risposta?
Dalla Provincia al Comune di Roma. Il comunicato stampa, stavolta pepato, è firmato dal Sagri, onlus di associazioni di agricoltori e società scientifiche a favore delle biotecnologie vegetali.
Riporta un commento di Roberto Defez, ricercatore del Cnr di Napoli e coordinatore del Sagri, riguardo alla delibera con cui il Comune di Roma ha assegnato 400 mila euro alla Fondazione dei Diritti Genetici, quella dell’ex parlamentare Mario Capanna, particolarmente dinamica nella battaglia contro gli ogm.
“In un momento di crisi come questo, che rende ancora più difficile ottenere stanziamenti per la ricerca, è disarmante vedere come fondi pubblici vengano attribuiti con disinvoltura a fondazioni che di ricerca non ne hanno mai fatta – osserva Defez. “In rappresentanza di un’associazione che raccoglie diverse società scientifiche, agricoltori e ricercatori che lavorano ogni giorno nella ricerca applicata facendo spesso i conti con la scarsità dei fondi – continua il testo – abbiamo il dovere di vigilare sulla destinazione dei finanziamenti pubblici. Tutto il nostro appoggio va a chi ha cercato di opporsi sottolineando le numerose incongruenze di una simile decisione”.
La delibera varata dal consiglio comunale di Roma, spiega la nota del Sagri, non più di qualche settimana fa aveva subito un deciso stop in seno alla Commissione Salute presieduta dal professor Ferdinando Aiuti: contestate le finalità – ossia la destinazione di 300 mila euro per il restauro di un immobile e per giunta al di fuori del territorio comunale – e per certi versi anche l’assegnazione – notando il difficile periodo per le casse comunali che ha costretto a penalizzare altri enti di ricerca ben più caratterizzanti per il contesto romano, come il Bioparco.
Durante la riunione di consiglio comunale, presieduta dallo stesso sindaco di Roma Alemanno, è stata però ribaltaltata la decisione presa, approvando la delibera.
“Per giudicare meglio, e non solo sulle basi dei resoconti di agenzie, bisognerebbe leggere il progetto presentato dalla Fondazione, cosa che ci apprestiamo a fare per darne conto sul sito web www.salmone.org/ – conclude Defez. “Comunque alcune considerazioni di base sono già sicuramente condivisibili. Rilanciare la ricerca sulle biotecnologie vegetali è una necessità impellente per cui gli scienziati italiani si battono da anni: dopo dieci anni di stop, vedere fondi assegnati a una Fondazione che finora si è distinta per progetti di comunicazione di massa è una grande beffa per chi lotta tutti i giorni per fare ricerca sperimentale. Se invece l’intenzione è di dar vita a un nuovo polo di ricerca scientifica, non si comprende perché si debba partire – proprio in un simile momento di scarsità economica – dal fondarne uno ad hoc quando gli stessi investimenti potrebbero già essere operativi in uno dei numerosi centri di ricerca pubblica già esistenti. A meno che non ci sia la volontà di far nascere un nuovo polo con una connotazione rispetto al tema ogm già ben definita prima ancora che le ricerche comincino: ma allora questa non è ricerca, perché non è indipendente bensì schiava della propria ideologia di partenza”.
Il Sagri (SAlute, AGRicoltura, Ricerca) è un coordinamento tra ricercatori, società italiana di genetica agraria, società italiana di tossicologia, associazione di imprenditori agricoli Futuragra, Associazione per la libertà di ricerca scientifica Luca Coscioni. A questa iniziativa hanno aderito: Fondazione Umberto Veronesi, Associazione Galileo 2001, Istituto Bruno Leoni, Associazione dei Cristiani per l’Ambiente.
Si attende l’intervento dell’altra campana.

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