Questa mattina, 28 gennaio 2016, davanti alla sede del consiglio regionale c’è stata una manifestazione di diversi comitati in difesa della sanità pubblica.
I manifestanti avevano richiesto di essere ascoltati in aula e Vincenzo Cotugno, presidente del consiglio, in un suo comunicato diramato ieri sera aveva precisato che questo non era possibile in quanto il regolamento non lo consente.
Intorno alle dieci e trenta noi ed altri portavoce del movimento siamo stati ricevuti in una saletta dallo stesso presidente del consiglio e da alcuni consiglieri.
Abbiamo fatto la richiesta d’interlocuzione in aula fuori dai lavori del consiglio, ovvero prima che si aprisse la seduta o durante un’interruzione dei lavori, per illustrare all’assise regionale, alla stampa ed all’opinione pubblica le idee maturate dal forum che si è costituito sul futuro della sanità in Molise.
Noi pensiamo che questa via sia percorribile e non infici il regolamento, ma il presidente Cotugno non ci ha autorizzati, chiedendo solo di consegnare eventuali documenti propositivi, subito affidati poi allo stesso ed a tutti i consiglieri.
Nei nostri interventi abbiamo rappresentato le preoccupazioni di medici, operatori sanitari e semplici cittadini, accorsi numerosi alla manifestazione, i quali tutti vedono nei piani operativi sanitari presentati fin qui in sintesi dal commissario ad acta Frattura un serio arretramento della sanità nella regione Molise.
Sono in tanti ad avere il timore che si stia percorrendo la strada del passaggio dalla sanità pubblica a quella privata con una conseguente mercificazione delle prestazioni che già oggi avviene ormai da tempo in diverse branche della medicina diagnostica e curativa.
Noi vogliamo che la sanità rimanga un servizio pubblico uguale per tutti e con costi accessibili e proporzionali al reddito.
Le difficoltà di cura per i pazienti già oggi sono enormi e perciò non possiamo accettare che esse diventino insormontabili affidando ospedali e magari anche la medicina territoriale ai privati, come sta già accadendo per la stragrande maggioranza dei servizi di assistenza agli anziani.
Abbiamo anche sottolineato ai consiglieri presenti che la via di piani sanitari affidati ad un commissario non può ritenersi appartenente ad una democrazia reale perché espropria le commissioni e lo stesso consiglio regionale di un lavoro di confronto propositivo e che anche un’eventuale voto relativo dello stesso sarebbe forse formalmente decisivo, ma ininfluente ai fini dell’attuazione della riforma.
Abbiamo pertanto chiesto ai consiglieri di respingere la proposta in atto uscendo dall’aula e riappropriandosi pienamente del loro ruolo propositivo, legislativo e decisionale.
Sono proposte che abbiamo fatto con profonda correttezza sul piano formale e grande rispetto per le persone e per l’istituzione nella quale eravamo.
C’è chi ha sentito queste nostre proposte come una critica ingiustificata o addirittura come un’invasione di campo, mentre in altri interventi abbiamo colto buon senso e capacità di ascolto e dialogo.
Siamo consapevoli che talora l’utopia ci spinge a suggerimenti estremi, ma sappiamo anche che ci sono momenti in cui nelle istituzioni occorre riappropriarsi dei propri ruoli con responsabilità verso diritti fondamentali del cittadino quali quelli di cui stiamo trattando.
Qualcuno dice che facciamo politica ed è vero se intende tale termine come un’opera completamente gratuita nel servizio per l’elaborazione di idee relative alla soluzione dei problemi della collettività.
Siamo orgogliosi di non aver avuto altre aspirazioni, magari legate a ruoli istituzionali e di potere, perché sono state sempre fuori dal nostro orizzonte, anche se ovviamente rispettiamo chi le assume per elezione o per concorso, ma mai per nomina.
Ai consiglieri regionali che abbiamo incontrato questa mattina ci piacerebbe ripetere con umiltà, ma con decisione che il contatto ed il confronto con i cittadini possono essere talora anche spiacevoli quando hanno un sapore critico, ma sono capaci di aiutare in modo propositivo la riflessione nelle decisioni da assumere.
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