Il Molise che non c’è



Il Molise che non c’è

È abbastanza usuale che fuori dalla nostra regione, quando con un certo orgoglio ci dichiariamo molisani, ci sentiamo chiedere “Scusate, ma dove si trova il Molise?”.
Siamo tentati nella circostanza di attaccare l’ignoranza dell’interlocutore sul piano geografico e ne avremmo certo i motivi, ma è pur vero che la conoscenza di una regione deriva certo dallo studio della geografia, ma molto più dal modo in cui i suoi abitanti riescono ad interessare quelli di altri territori con la loro presenza attiva sul piano della produzione culturale, economica e sociale come nell’impegno per la costruzione di una collettività a misura della persona con la difesa costante dei suoi diritti fondamentali.
Qualche giorno fa abbiamo scritto che “se il Molise è sulle cronache nazionali dei mass-media solo per le scosse sismiche e per le avverse condizioni climatiche, crediamo ci sia qualche motivo per preoccuparci seriamente!”
Non nasconderemo in alcun modo che talora viene davvero meno in noi la fierezza di quell’essere molisani di fronte all’osservazione sconsolata della condizione in cui versa la realtà territoriale nella quale viviamo.
L’ambiente è completamente abbandonato a se stesso nei boschi, nei tratturi, nella viabilità, nella prevenzione delle frane, nel recupero e nella messa in sicurezza del paesaggio e del patrimonio edilizio.
Sul piano culturale la produttività è assai bassa come testimoniano l’esiguo numero di opere create che riescono ad affermarsi fuori dalla regione ed un numero ridottissimo di fruitori di libri, opere d’arte, concerti musicali, musei e patrimonio archeologico ed artistico.
Ciò che esiste in termini di programmazione di attività da parte dell’assessorato relativo e della Fondazione Molise Cultura è rivolto ad una cerchia limitata di cittadini e prevalentemente nei centri più abitati.
L’economia vive una situazione disastrosa con migliaia di lavoratori in cassa integrazione e giovani in cerca di occupazione che stanno ripercorrendo la strada dell’emigrazione.
Con le dovute eccezioni, persiste l’incapacità di ridare spazio ad un’agricoltura, una zootecnia, un artigianato ed un turismo qualitativamente elevati né al momento si riesce a capire come si vogliano utilizzare i fondi per le aree di crisi.
Sul piano istituzionale c’è ancora confusione grandissima su quale debba essere il futuro del Molise in ordine alla rivendicazione della sua identità ed autonomia nell’ambito di eventuali aggregazioni in macroregioni.
I diritti dei cittadini sono in seria difficoltà con la contrazione pesante di servizi come gli istituti scolastici, il servizio postale, la rete viaria, le comunicazioni telematiche, i trasporti, gli organi per l’amministrazione della giustizia e da ultimo le strutture per la garanzia di una salute piena alla persona.
I problemi ovviamente s’ingigantiscono in maniera pesante nelle aree interne dove la frana demografica sta assumendo aspetti di una vera e propria desertificazione umana.
Una situazione del genere non è più tollerabile e deve vedere un’assunzione di responsabilità in diverse direzioni.
A livello di classi dirigenti occorre uscire da logiche di potere più orientate alla redistribuzione di incarichi che ad un lavoro razionale, organico e continuo per la soluzione dei problemi esistenziali dei cittadini, i quali a loro volta hanno il dovere d’impegnarsi per rivendicare diritti fondamentali e delineare le vie migliori a garantire all’intera collettività una qualità ottimale di vita.
Di fronte a talune scelte politiche come la costruzione delle centrali a biomasse nella piana di Boiano, lo smantellamento di taluni uffici giudiziari come la corte di appello a Campobasso, le trivellazioni selvagge per la ricerca di idrocarburi o la demolizione della sanità pubblica i cittadini si sono organizzati in passato e si stanno attivando oggi per mantenere servizi essenziali ed ineliminabili quali quelli giudiziari e sanitari; si ha tuttavia la sensazione di una certa limitatezza di azione da parte dei soggetti operanti nei diversi comitati che li porta all’impegno su un solo tema senza guardare sempre alla complessità delle questioni da risolvere.
C’è chi ha lavorato per mesi in un “Comitato contro l’eolico selvaggio”, per impedire costruzioni di antenne inutili e dannose per le telecomunicazioni, per elaborare progetti di reti scolastiche efficienti per il territorio delle aree interne, per difendere il diritto al lavoro di quanti lo avevano perso; altri sono stati a manifestare più volte per la difesa dell’integrità del territorio della piana del Matese, per la garanzia di un ospedale come quello di Agnone o per impedire una deriva privatistica della sanità già dal 2011.
Nelle diverse circostanze i soggetti partecipanti non sono stati sempre gli stessi in tutte le rivendicazioni in favore dei diritti fondamentali dell’esistenza.
È stato un fatto casuale o assistiamo allo strabismo di chi s’impegna solo per questioni più vicine al suo habitat o agli interessi personali e di gruppo?
Non vogliamo nascondere tra le righe che spesso la solidarietà e la condivisione generale dei problemi della regione non è sempre di casa tra i molisani.
È per questo sicuramente che ancora oggi, di fronte a questioni gravissime come la ricerca del diritto alla salute sul nostro territorio, non si riesca a creare sinergie e ci siano silenzi così imbarazzanti ed assordanti nei singoli cittadini, nelle forze politiche, nelle organizzazioni di categoria, in taluni sindacati e nelle stesse chiese locali.

(Umberto Berardo – 26 gennaio 2016)

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