“E ho detto tutto” era l’ironico tormentone di Peppino De Filippo in un celebre film con Totò. Fini avrebbe potuto concludere così il suo atteso sermone nella scenografia emiliana di Mirabello, assurto a inaspettato epicentro della politica nostrana. Dire tutto per non dire niente. Chiedere il cambiamento di rotta all’esecutivo e poi favorirne l’immobilità e garantirne l’appoggio. Confermare la sepoltura di Pdl e berlusconismo, ribadendo l’antipatia per la Lega, ma nel contempo rinnovare il sostegno proprio al governo di Berlusconi e Bossi. Esprimere, con lessico da leader “di riserva”, qualche ragionamento sensato e scontato sull’emergenza economica, sui problemi del lavoro, sullo scandalo dell’attuale legge elettorale (da lui sostenuta), ma non indicare possibili cure. Pretendere libertà di critica e poi adirarsi per lo stillicidio messo in atto dalla stampa di area berlusconiana.
La sostanza è che non è stata fatta assolutamente chiarezza. E che continueremo ad andare avanti – nessuno potrà giurare per quanto tempo – con un governo ad orologeria, stretto tra i problemi personali del leader e quelli, ben più gravosi, di tante famiglie italiane.
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